trans
un vecchio amico ritrovato.
di silviatraves
01.05.2012 |
9.919 |
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"Ma sei pazzo, risposi io, comunque fammi vedere..."
Ormai l’estate era finita e da noi cominciavamo a fare le solite cose autunnali: passeggiata in centro; caffè con gli amici il pomeriggio e così via….Quel giorno avevo voglia di passeggiare per corso Italia a Catania. Mentre guardavo sull’altro lato del viale vedo una persona e subito collego: era un mio carissimo amico storico d’infanzia e mai più rivisto.
Cazzo, è proprio lui Filippo!
Attraverso, emozionatissima, il viale e con un tocco gentile gli busso alla spalla. Filippo, gli faccio con modi gentili e un po’ spaventata che non fosse lui, sei proprio tu! Come stai? Quanti anni?
Per un attimo mi guarda, focalizza ed esclama: Francesco, ma sei proprio tu? Che piacere rivederti dopo tutti questi anni.
Filippo è sicuramente la persona che conosco da più tempo al mondo, siamo figli di genitori amici e le nostre famiglie si sono sempre frequentate, almeno fino a che la famiglia di Filippo non si è trasferita al nord.
Con lui ho trascorso tantissimi bei momenti e durante l’estate eravamo sempre insieme a giocare e a trascorrere molto tempo per le campagne circostanti le nostre case.
Un giorno decidiamo di costruire, in una delle campagne abbandonate, una capanna ed avevamo appena tredici/quattordici anni. Eravamo veramente contenti di avere un posto tutto nostro e la mattina non vedevamo l’ora di incontrarci per rifugiarci nella nostra capanna. Li tenevamo i nostri giochi: fionde; coltellini; giornaletti di topolino; una radiolina a transistor; poster; un piccolo tavolinetto che ci eravamo costruiti con quello che avevamo trovato in campagna e tante altre cose che potevano possedere ragazzini della nostra età e pure di campagna.
Quello era il nostro regno e fantasticavamo …..
Una mattina Filippo era eccitatissimo e continuava a suonare il campanello di casa mia in maniera frenetica. Mi affacciai, sapendo che a quell’ora sarebbe venuto lui per andare alla capanna, e con la mano e con fare circospetto mi incita ad uscire. Appena sceso vedo che aveva un rigonfiamento all’altezza della pancia e sotto la magliettina estiva. Gli chiedo: cosa nascondi li? E lui mi risponde: dopo ti faccio vedere. Per ora andiamocene subito alla capanna.
Curiosissimo continuavo, durante il sentiero, a chiedere cosa aveva in testa e che cosa nascondeva.
Arrivati finalmente alla capanna ci siamo seduti al nostro tavolo, l’uno vicino all’altro, alza la magliettina e tira furori un giornale pornografico.
Fammi vedere! Dissi subito ed eccitatissimo come lui. Ma dove l’hai trovato?
L’ho rubato ieri sera in edicola mentre il giornalaio serviva un signore.
Ma sei pazzo, risposi io, comunque fammi vedere.
Passammo qualche ora a guardare quelle foto e a leggere le storie scritte vicino alle foto. Eravamo entusiasmati a vedere e leggere quelle storie ma, nel contempo ci toccavamo i nostri cazzi che cominciavano a diventare duri.
Una cosa che mi ha sempre contraddistinto è la curiosità e la provocazione.
Ad un tratto gli dico: ora io lo tocco a te e tu lo tocchi a me. Che ne pensi?
Senza che nemmeno stabilissimo come, già mi ero ritrovato la sua mano sul mio cazzo ed era evidente che lui era curioso quanto me.
Nei giorni a seguire le nostre curiosità ci hanno spinto sempre oltre e quel giornale era ormai diventato il nostro ispiratore. Provavamo tutte le figure che vedevamo nelle foto…. Chiaramente con la limitazione dell’età e dell’esperienza.
Questo era stato per me Filippo.
Caspita! Ora non ti mollo, dissi io, dobbiamo raccontarci tante cose….
Andiamo al bar e ci prendiamo un aperitivo. Vista l’ora era pure possibile, ma anche se non lo fosse stato….
Parlammo per qualche ora e freneticamente ci raccontavamo le nostre vite di come erano andate e non finivamo mai. Eravamo come delle mitragliette. Ad un certo punto mi rivela che per questioni di servizio era tornato Catania da più di un anno e che si era, da qualche mese, separato dalla moglie.
Per tagliare corto e data l’ora che s’era fatta mi chiede se volevo andare, quella sera, da lui a cena e così potevamo continuare a raccontarci. Ci scambiamo i numeri rimaniamo che ci saremmo sentiti lungo il pomeriggio per metterci d’accordo e per spiegarmi dove abitasse.
Tutto il pomeriggio non facevo altro che pensare a quello che avevamo trascorso da piccoli e le prime esperienze fatte con lui.
Pensavo, chissà se lui a continuato ad avere rapporto con altri uomini e se dovessi approfittare della nostra confidenza per provarci nuovamente. Di tempo ne era passato parecchio e in fondo non ci conoscevamo più.
Approfittando della telefonata mi accerto se fossimo stati da soli e nel mentre mi faccio dare l’indirizzo esatto di casa sua. Abitava in una villetta fuori un paesino etneo.
Bene! Pensai.
Ho deciso, ci vado vestita da Silvia! Del resto se eravamo li era proprio perché ci dovevamo raccontare le nostre vite e di come erano andate dal momento che da piccoli ci eravamo separati e oggi Silvia è una parte della mia vita. Sicuramente rimarrà un po’ sbigottito, ma capirà e qualunque cosa possa accadere trascorreremo sicuramente una bella serata.
Mi preparo e mi trucco come non avevo fatto mai, attentissima ai particolari.
Pronta profumatissima mi metto in macchina e vado da Filippo.
Arrivata d’avanti al cancello di casa sua, il cuore mi batteva a tremila, suono. Il cancello si apre automaticamente ed entro fino in fondo al vialetto della villetta e trovo lui sull’uscio della porta ad aspettarmi. Era ormai sera e lui subito non mi ha potuto vedere se non quando sono scesa dalla macchina. Appena mi ha vista è rimasto di sasso, non riusciva nemmeno a salutarmi e balbettava qualcosa che nemmeno sono riuscita a capire. Con la mano mi fa cenno di accomodarmi in casa.
Appena entrata in casa e chiusa la porta, lui fa finta di niente e mi tratta come se per lui fosse normale vedermi così e mi invita a posare la borsa sul divano e a preparare un aperitivo mentre lui finiva di preparare la cena in cucina. Cazzo! Mi sono passati tremila pensieri per la mente. Forse avevo sbagliato tutto? Ormai è fatta. Preparo l’aperitivo e lo raggiungo in cucina dove lui stava finendo di preparare gli stuzzichini per l’aperitivo. A quel punto mi chiede: come ti chiami quando sei così? Silvia, risposi timidamente e con gli occhi un po’ abbassati. Credevo di aver sbagliato tutto. Poi continua la conversazione e lui mi dice che sono una strafiga e che gli piaceva molto come ero vestita apprezzando tanto pure la mia acconciatura. Ok! Pensai, è proprio tutto ok!! Nessun problema per Filippo. Aveva capito che presentandomi così, stavo già raccontando una parte della mia vita e senza nemmeno dire una parola.
Alzò il calice e dedicò il brindisi a Silvia.
Alzammo i calici ci guardammo negl’occhi e bevemmo. Dopo lui si avvicina e mi da un timido bacino sulle labbra e mi dice: rilassati.
Mi sciolsi in un brodo di giuggiole.
La serata cominciò a scorrere piacevolmente e mi sentivo a mio agio ero felicissima di stare con il mio amico e ci raccontavamo di tutto. La cosa che più ho apprezzato che lui per tutta la durata della cena si era sempre rivolto a me come si fa con una donna. Mi trattava da donna.
Finito di cenare mi prende per mano e ci accomodammo sul divano e continuare la nostra conversazione. Sentendomi sempre più a mio agio ho fatto si che la mia minigonna, mentre mi sedevo sul divano, si sollevasse un po’ a lasciare intravedere il ricamo dell’autoreggente e un po’ di coscia. Puttana che sono. Non perse un attimo e con fare molto sicuro e spontaneo si sedette vicino a mettendomi una mano sulla coscia si avvicina e iniziammo a baciarci vigorosamente. Sembrava che tutta la serata non aspettasse altro che baciarmi. Le nostre lingue si muovevano vertiginosamente e le nostre bocche si incrociavano ci mordevamo e succhiavamo le labbra, sembravamo due amanti che ardevano di desiderio e non riuscivamo a staccarci da quella situazione. Fino a quando Filippo non prende l’iniziativa di spostarci in camera da letto.
Mi sdraiai supina sul letto e lui riprese a baciarmi con lo stesso vigore di prima. Aveva una bocca meravigliosa e non sapevo rinunciare neppure io a quei meravigliosi baci.
A quel punto, un po’ per il desiderio e un po’ per curiosità, con lamano cominciai a toccargli, da fuori i pantaloni, il cazzo. Volevo vedere quel cazzo, che avevo conosciuto tantissimi anni prima, come era cresciuto in tutti i sensi.
Capite le mie intensioni, si alza dal letto e comincia lentamente a spogliarsi quasi in una sorta di spogliarello e fino a presentarmi a pochi centimetri dalla mia faccia quel bel cazzo. Era bello proporzionato sia in lunghezza che in larghezza. Era cresciuto bene, in tutti i sensi. Nemmeno esitai un attimo, tirai fuori tutto il mio saper fare e cominciai un sensualissimo pompino. Ero in estasi. E mentre mi dedicavo appassionata a quel pompino con una mano gli accarezzavo la bellissima pancetta che con gli anni si era fatta. Dopo un po’ lui mi gira bocconi sul letto e con fare deciso mi solleva il culo e mi mette a pecora, allarga il mio perizoma e comincia a leccarmi il buchetto, che ormai ero diventato sensibile e voglioso. Cominciai ad ansimare di voglia. Continuò a leccarmi ancora per un po’ e nel mentre mi sento afferrare il cazzo che era durissimo e anche lui era voglioso di attenzioni. Così in un attimo mi ritrovai il cazzo, che ormai era bello bagnato di desiderio, nella sua bocca.
E qui ho capito che anche lui nella vita non aveva più perso la passione per il cazzo, anzi era pure abbastanza bravo. Sapeva proprio cosa fare. E bravo, pensai nella mia mente mentre apprezzavo quel bel pompino che mi stava facendo, anche a te è cresciuta la passione per il cazzo.
Basta! Volevo essere solo passiva e volevo essere sbattuta come una troia, sentirmi girata e gestita da lui con il suo fisico possente e pesante. Gli tolsi il mio cazzo dalla bocca e comincia a presentargli il mio bel culo che ormai non aspettava altro che essere sfondato e sbattuto da quel bel cazzo. Lui non esitò un attimo e comincio a strusciarmi la cappella sul mio buchetto. Lo fece a lungo e di tanto in tanto lo lubrificava con la saliva che era diventata scivolosa quasi come un lubrificante e così facendo accresceva in me il desiderio di sentirlo dentro. Il buchetto si allargava da solo ed era li ad invitarlo ad entrare.
Cominciò a penetrarmi e a pompare dentro il mio culo. Si vede che si era fatto uomo e sapeva veramente usare il cazzo. Il passare del tempo serve anche a fare esperienza. Ma lui di esperienza ne aveva e da vendere. Mi scopava di continuo e in tutte le posizioni possibili alternando tra culo e bocca e quando la posizione lo permetteva non perdeva tempo per infilarmi la lingua in bocca e per farsela succhiare tutta. Ero estasiata e felice al tempo sesso. Non sono più riuscita a contenermi e ho cominciato a segarmi mentre lui mi sbatteva e così arrivai ad un orgasmo tale che la mia sborra arrivò a schizzarmi in faccia. Urlavo di piacere e a quel punto anche lui era ormai a limite. Voleva finire con una bella sborrata nella mia bocca e io non aspettavo altro. L’accontentai subito. Presi il suo cazzo in bocca e cominciai, aiutandomi con le mani, un bel pompino. Dal principio sembrava che stesse per venire, invece no. Voleva scoparmi in bocca, e così afferrò la mia testa tra le sue mani e cominciò una scopata in bocca che non vi dico. Mi riempiva la bocca con tutto il suo cazzo fino ai testicoli e lo spingeva fino alla gola facendomi a volte venire i conati di vomito e mi sembrava di soffocare. Continuò fino a quando non mi riempì la bocca di sborra calda. Continuò a lungo a fare scivolare il cazzo nella mia bocca che era ormai piena della sua sborra. Mi sentivo appagata, soddisfatta e con la gola a pezzi. Nel mentre non volevo perdere una goccia di quella meravigliosa sborra e con la mano sotto il mento non ne facevo perdere nemmeno una goccia. Così appena lui mi tolse il cazzo dalla mia bocca, con la lingua raccolsi tutto quello che avevo gelosamente conservato nella mano e per la prima volta in vita mia lo ingoiai tutto fino all’ultima goccia.
Mi sentivo elettrizzata.
Ci ricomponiamo e gli chiedo se potevo farmi una doccia. Avevo bisogno di ricompormi e di rimettermi in sesto. Mi sistemai per benino e ho pure approfittato, pur avendo i miei, dei trucchi di sua moglie che ancora non aveva portato via. La cosa mi eccitò parecchio, soprattutto quando ho usato il suo rossetto rosso fiammante.
Tornata in salotto lo vidi stravaccato sul divano con l’aria di chi è proprio contento e beato. Ero felice anche io.
Quattro chiacchere ancora qualche risata un bicchierino e ci ripromettiamo di ripetere la serata.
Baci. E via verso casa.
Mi sentivo una gran troia mi sentivo piena di me e sicura di fare godere gli uomini come volevo io.
Ormai si era quasi fatta l’una di notte e mi sentivo di voler fare ancora la troia. cambio direzione e mi dirigo dietro la stazione di Acireale, luogo dove a volte si può trovare qualcosa di buono. Comincio il mio battuage e vedo due macchine affiancate e i due occupanti che si parlavano dal finestrino senza scendere dalla macchina. Facevano, sicuramente, le conversazioni di rito prima di avviarsi per qualche luogo appartato e magari spompinarsi a vicenda. Di questo ne so qualcosa….
Mi faccio notare e scendo dalla macchina qualche decina di metri più avanti e mi posiziono in modo tale che mi vedessero bene.
Uno di loro alza i fari e mi illumina e io con la manina faccio segno di salutino. Mettono in moto e si avvicinano col le loro auto. Scendono e ci salutiamo. Bene, mi hanno portata in casa di uno dei due e mi hanno scopata e sbattuta fino a farmi dire basta!
Che serata meravigliosa. Sono tornata a casa che ero distrutta e soddisfatta.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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